Ruggero Mastrolorenzi ha 29 anni e suona la viola, nato ad Aosta e si è trasferito a Vallecrosia in seguito alla conquista del suo sogno: suonare con l’orchestra principale del Principato di Monaco.
«Un anno e mezzo fa sono entrato nell’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo tramite un concorso. Erano indicati i brani di repertorio da preparare e dopo essere stato selezionato sono risultato idoneo. Mi trovo bene a suonare nell’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, è un ambiente sereno e collaborativo. I colleghi per la maggior parte sono francesi, ma gli altri provengono da ogni parte del mondo». – Racconta, e afferma: «Ho iniziato a suonare nell’orchestra e poi c’è stato lo stop a causa della pandemia da Covid-19. Ci siamo così fermati da marzo a giugno del 2020, a luglio abbiamo ripreso con qualche concerto ma la stagione è ufficialmente ripresa a settembre con il pubblico in presenza. Seguendo tutte le norme anti Covid-19 e il distanziamento siamo riusciti a fare concerti con il pubblico, è una delle poche orchestre al mondo che è riuscita a farlo. Monaco ha privilegiato le attività culturali, anche durante il momento difficile che stavamo e stiamo vivendo, ha deciso che la cultura doveva continuare». – Prosegue – «Ho iniziato a suonare da piccolo, prima ho imparato a suonare il violino e poi la viola all’età di cinque anni. Mi sono appassionato al metodo Suzuki, che è un metodo giapponese che prevede di iniziare da piccoli la preparazione musicale, nutrendo di stimoli l’ambiente del bambino e sviluppandone contemporaneamente sia la maturazione artistica e tecnica, sia la moralità ed il carattere. Attraverso questo metodo viene coltivato il buon gusto, si sviluppano le buone maniere, si impara ad entrare in relazione con gli altri rispettando le regole, ma viene anche affinata la sensibilità del bambino. In Valle D’Aosta c’era una sede del metodo Suzuki, portato da Torino, e così ho iniziato a frequentarla. Poi sono andato al Conservatorio di Torino e ho fatto diverse esperienze, ho suonato per esempio con l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza e con l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” di Riccardo Muti ma anche con gruppi più piccoli. Ho pure un mio quartetto a Torino, suoniamo musica classica, jazz e moderna».
Una passione a cui dedica molto tempo: «Ci vogliono tante ore di esercizio per poter padroneggiare bene il proprio strumento musicale. All’inizio mi esercitavo 7 o 8 ore al giorno, ora dipende dagli impegni che ho giornalmente, passo da un’ora a quattro al giorno. C’è tanta bellezza nel riuscire a veicolare il messaggio della musica classica, che è antico ma sempre attuale e che riusciva ad andare in fondo all’animo umano e a trasmettere sentimenti, come tristezza, malinconia, gioia e rabbia. Per poter riuscire a trasmettere questo linguaggio complesso ricco di emozioni bisogna mettere da parte il proprio ego e riuscire ad entrare in sintonia con la sensibilità che si sta portando».
«Ho fatto concorsi in giro per l’Europa ma il mio sogno era quello di poter suonare con un’orchestra internazionale rimanendo a vivere in Italia e ci sono riuscito. Ora vivo a Vallecrosia e suono a Monaco. Sono contento di non aver lasciato il paese. Sono molto legato alla provincia di Imperia perché ci venivo già da piccolo, i miei nonni avevano preso qui una casa negli anni ’70. Trovo simpatico il fatto che tra tutti i posti al mondo alla fine sono tornato proprio in questa zona a me cara e che considero un po’ casa mia». Racconta, contento di poter esprimere il suo talento non lontano da Casa.
Tra i progetti futuri afferma: «Mi piacerebbe portare, insieme al mio quartetto, la musica nei bellissimi luoghi della provincia di Imperia per provare a valorizzarli visto che, soprattutto in questo periodo, sono un po’ abbandonati. E’ un progetto a cui sto lavorando insieme ad un artista di Ospedaletti Nicola Malnato, che ho conosciuto per altri progetti. Mi piacerebbe organizzare dei piccoli concerti, quando la situazione sanitaria lo permetterà, per valorizzare il territorio imperiese e soprattutto i piccoli comuni dell’entroterra».