Nel 2018, la mostra “Le Cabinet atomique” è stata presentata presso La Maison Abandonnée [Villa Cameline], esplorando l’idea della quotidiana domesticazione del nucleare, con l’atomo incarnante l’energia del futuro e l’inizio della fine dei tempi. La proposta evidenziava i pericoli banalizzati: le centrali nucleari che si integrano nel paesaggio; i test in Corea del Nord e in Polinesia; la gestione delicata dei rifiuti radioattivi. Da questa esposizione, la pandemia ha colpito, la crisi climatica fa ora parte del vocabolario dei potenti, e la possibilità di una guerra nucleare oscura l’orizzonte.
Nella nostra storia contemporanea, l’umanità è stata e continua ad essere confrontata in molteplici modi con la sua annientamento, o almeno con la sua grande vulnerabilità. Ma affinché possa immaginare veramente la propria scomparsa, l’essere umano ha bisogno di fatti reali in cui l’eschatologia esca dai discorsi filosofici o teologici per diventare una possibilità tangibile. Come risposta, le minacce si sono moltiplicate, senza mai scomparire, bensì aggiungendosi l’una all’altra.
Il progetto espositivo “L’éternité, si possible“ si colloca in questa attualità contrassegnata dalla multipolarità delle fonti di rischio e si annuncia come il proseguimento di una riflessione sulla nozione di sopravvivenza in questi tempi incerti.
I due curatori e gli otto artisti, 4 francesi e 4 canadesi, esploreranno diversi aspetti o simulacri della distruzione dei nostri modi di vita, attraverso opere d’arte contemporanea, visive e letterarie. I percorsi museali saranno presentati come un racconto anticipatorio. L’essere umano si è conferito il potere divino di distruggere il mondo.
Ed è al ritmo del ticchettio dell’orologio apocalittico (“doomsday clock”) che le opere mostreranno un passato irreversibile, un presente preoccupante e un futuro alquanto incerto, illustrando nel contempo il potente desiderio intrinseco alla nostra umanità occidentale, ovvero quello di essere eterno.