Hiromi & Edmar Castaneda (piano e arpa), Johnny Gallagher e Gregory Porter sono i primi tre partecipanti del 57esimo festival internazionale ‘Jazz a Juan’, in programma dal 14 al 23 luglio nella Pinède Gould di Antibes Juan-Les-Pins. La prima edizione di ‘Jazz à Juan’ fu creata come omaggio a un famoso musicista che amava Antibes, Sidney Bechet. Un evento poi copiato da molti altri festival che si diffusero rapidamente in tutta Europa. “Se non fossi passato da Antibes, Montreux non esisterebbe”, disse Claude Nobs, inventore del grande evento della cittadina svizzera.
Rivoluzionario il concetto: per la prima volta il grande pubblico può scoprire i principali artisti della grande saga del jazz che si esibirono sotto i secolari alberi di Pinède Gould che si affacciano sul Mediterraneo. Certamente un azzardo, ma all’altezza delle promesse. Pur accogliendo le grandi figure dal 1960, l’iniziativa mantiene una doppia attrazione: attraverso la ricca line-up, fedele all’autentico jazz, ma anche e soprattutto perché rimane un vero e proprio laboratorio dove tutti possono vedere che si tratta di uno stile musicale ancora vivente.
Musicisti di tutto il mondo vedono la Pinède Gould come l’equivalente di ciò che la Scala di Milano rappresenta per i cantanti lirici, una conferma e un’eccezionale opportunità di esibirsi al pubblico, il cocktail ideale per un luogo leggendario. Già dal 1960 con il concerto straordinario di Charles Mingus, quindi l’inizio della ‘Love Affair’ tra Ray Charles e la pineta, la rivelazione di Miles Davis nel 1963, il duetto memorabile tra Ella Fitzgerald e una cicala. Poi l’imponente partecipazione di pianisti nel 1981 (Petrucciani, McCoy Tyner, Chick Corea e Keith Jarrett), la rivelazione di Al Jarreau, lo straordinario duetto tra Stanley Clarke e Miroslav Vitous, un altro tra Sarah Vaughan e Michel Legrand, le performance di Carlos Santana e la grande Jessie Norman.
Senza dimenticare, naturalmente, le favolose esibizioni di tre degli artisti returing più fedeli: Dizzy Gillespie, Stan Getz e Sonny Rollins. Nessun altro Festival ha fatto di più per il riconoscimento dell’improvvisazione e il mix culturale da tutto il mondo: a Juan l’Africa ha scaldato i cuori del pubblico, la ‘Som do brasil’ ha ballato con cubano latino-americani e Tito Puente convertito la Francia alla magia del mambo. Poi John McLaughlin e Shakti hanno aperto il Passaggio in India. Un susseguirsi di avvenimenti, caratterizzati in ogni occasione da New Orleans, gospel, blues, swing be-bop, jazz latino, cool jazz, hard-bop, free jazz, jazz-rock, modern Jazz ed electro.