Tutti sanno che la lingua – ufficiale e parlata – del Principato di Monaco è il francese. Lo stesso – ovviamente – in tutta la Costa Azzurra. Esiste anche, nella monarchia dei Principi Grimaldi, un dialetto locale (il monegasco), insegnato anche a scuola e lessicalmente molto ricco, ma poco utilizzato.
Vi si parla anche l’italiano e l’inglese, anche se, purtroppo, soprattutto da parte del personale di pubblici esercenti (e specie nei confronti del nostro idioma), vi è una certa ritrosia ad usarli, forse per una forma di fiero campanilismo.
Esiste, tuttavia, in Costa Azzurra, un’altra lingua, parlata o, almeno, compresa, da circa centomila abitanti, quasi esclusivamente nelle sue zone interne: si tratta del provenzale.
Alle sue origini vi è una lunga storia linguistica, che risale addirittura all’Impero Romano. Allora in Gallia la classe colta parlava il latino, mentre la popolazione in generale si esprimeva attraverso un linguaggio misto gallico latino.
Nell’alto Medioevo, al tempo della formazione delle lingue neo-latine (o romanze), in quella che era ormai la Francia si svilupparono due idiomi: la “langue d’oÏl” al nord (che si evolverà poi nell’attuale francese) e la “langue d’oc” nel Mezzogiorno: ciò, in base a come si diceva la parola “sì”.
Quest’ultima lingua fu detta “occitano”. Ḕ con essa che, soprattutto fra il XII ed il XIV secolo, si sviluppò la grande stagione della letteratura cortese e dei canti “trobadorici” (cioè dei poeti “trovatori”). Un misto di francese e catalano che influenzò anche le coeve letterature spagnola e italiana. Purtroppo, tuttavia, nel XVI secolo, con l’inizio dell’Età moderna, le forme di autonomia e indipendenza in vari campi che avevano caratterizzato la società medievale lasciarono il posto all’assolutismo e, con l’editto di Villers-Cotterêts del 1539,
si vietò l’uso scritto dell’occitano, che, poco per volta, venne meno anche nella sua forma parlata.
Tuttavia, nel corso del XIX secolo, vi fu un movimento storico-letterario di recupero dell’occitano (o, meglio, del provenzale, cioè della sua particolare forma usata in Provenza e, dunque, anche in Costa Azzurra): insieme ad altri sei giovani poeti, Frédéric Mistral fondò il movimento culturale “Le Félibrige”, con l’intento di ridare vita a questa lingua, con tanto di un relativo dizionario. Per tale merito, Mistral ricevette nel 1904 il Premio Nobel per la letteratura. Alphonse Daudet (1840 – 1897) fu un altro illustre letterato che si dedicò a tale causa, seguito, nel secolo successivo, da Jean Giono (1895 – 1970) e, soprattutto, da Ezra Pound (1885 – 1972), il più grande poeta americano del
‘900, il quale adattò ai gusti moderni le canzoni e le ballate medievali provenzali nelle sue due raccolte poetiche intitolate “Provença” e “I Cantos”.
Come si è accennato, il provenzale è una variante dell’occitano, da cui si distingue per alcuni elementi ortografici e fonetici, e si di suddivide a sua volta in quattro sottogruppi: il provenzale rodaniano, quello di Mistral, il provenzale marittimo (caratteristico di Marsiglia), il nizzardo, parlato a Nizza e nel suo territorio, ed il vivaro-alpino, parlato nel Luberon e nelle Alpes-de Haute-Provence.
Negli anni ottanta dello scorso secolo, il provenzale è diventato materia facoltativa per l’esame di maturità e viene anche insegnato all’università.
Infine, per curiosità e a titolo esplicativo, forniamo qualche esempio di parole in provenzale, colla relativa traduzione:
– Peuchère! : Poverino!
– Un pitchoun, un miston : un bambino.
– Le cagnard : il sole.
– La pièce à frotter : lo strofinaccio.
– Boudiou! : espressione che indica sorpresa.
– L’an Pèbre : moltissimo tempo fa.
– Une coucourde : una zucca (in senso figurato, un “testone”).
– Degun : nessuno.
– Ḕtre ensuqué : essere un po’ stanco.
– Ḕtre mouligasse : essere imbranato.
– Estouffe-gari : noioso.
– La castagne : la rissa.
– Lou capeou : il cappello.
– Fada: matto, sciocco.
– Un cacou : un “play-boy” della riviera.
– Une cagole : una ragazza volgare o facile.
E, visto che ormai siamo vicini alla fine dell’anno, auguriamo al lettore: “Bon bout d’an”!